Roma, 1° febbraio 2012 – Il processo di liberalizzazioni tracciato dal decreto “Cresci Italia” interesserà anche il settore dei servizi locali, dove il soggetto pubblico, tuttora presente in forze nelle aziende municipalizzate, dovrà progressivamente lasciare spazio all’intervento del privato. Una prospettiva che, oltre a far sorgere nei cittadini legittime preoccupazioni circa l’effettivo miglioramento della qualità dei servizi e la garanzia di tariffe più basse, pone problemi ancora maggiori alle realtà locali di minori dimensioni.
In Italia ci sono, infatti, 5.683 comuni con meno di 5.000 abitanti (pari al 70,2% del totale), nei quali vivono oltre 10 milioni di persone, pari al 17% della popolazione complessiva; sono centri di dimensioni ridotte, spesso collocati in contesti territoriali disagiati, con difficoltà di accesso e di collegamento con le reti infrastrutturali e di servizi appannaggio delle città. Per queste realtà, dove il vincolo della sostenibilità economica pone già a serio rischio la sopravvivenza di servizi essenziali e tantomeno li rende attrattivi per un intervento privato rispondente ad una logica di mero profitto, diventa sempre più realistico il rischio di un deterioramento complessivo delle condizioni di vita, con il conseguente ulteriore spopolamento di parti significative del territorio nazionale.
Come evitare questa prospettiva? Legacoop ritiene che una risposta efficace possa venire dal protagonismo dei cittadini, da una loro più diretta assunzione di responsabilità e di partecipazione per dare risposte ai bisogni comuni, creare occasioni di lavoro per i giovani e sfruttare potenzialità di sviluppo locale.
Il progetto “Cooperative di Comunità”
Nasce da questa convinzione il progetto “Cooperative di Comunità”, che ha l’obiettivo di promuovere la crescita di una rete diffusa di cooperative che consentano di mantenere vive e di valorizzare comunità locali. Con un’attività di informazione, orientamento, assistenza e supporto tecnico e finanziario il progetto sostiene e orienta le esperienze di questo tipo già realizzate in diverse aree del Paese, caratterizzate dal protagonismo di persone che si sono associate per contrastare il degrado e l’abbandono di comunità nelle quali né la mano pubblica né l’imprenditoria ordinaria sono in grado di assicurare, da sole, i servizi e le occasioni di lavoro necessarie.
“Con il progetto delle Cooperative di Comunità” -sottolinea Giuliano Poletti, Presidente Legacoop- “intendiamo offrire un supporto a quelle persone che vogliono stare insieme ed organizzarsi per dare risposta ai propri bisogni. Riteniamo che la forma cooperativa sia uno strumento efficace e flessibile, a disposizione di tutte le persone e le comunità che vogliono assumersi la responsabilità di dare soluzioni condivise ai propri problemi ed essere protagoniste del proprio futuro. Pensiamo non solo a tutto il campo delle utilities più tradizionali, ma anche alle energie rinnovabili e alla connettività a banda larga, uno degli snodi dai quali passa la capacità complessiva del Paese di produrre innovazione: un’opportunità alla quale deve poter accedere tutto il territorio, compresi i centri minori, dove un protagonismo dei cittadini e delle imprese in forma associata potrebbe essere decisivo per raggiungere questo obiettivo”.
Il supporto tecnico, il sostegno finanziario
L’impegno di Legacoop, con un ruolo attivo delle proprie strutture settoriali e territoriali, è diretto ad individuare e selezionare le opportunità e ad attivare quelle reti di attenzioni e di alleanze locali -da parte di soggetti pubblici e privati che ne condividano le finalità, o più semplicemente trovino punti di contatto positivi con le loro attività- che possono favorire la nascita e il consolidamento delle nuove cooperative. Le esperienze cooperative già consolidate assicureranno un supporto di fornitura di suggerimenti, competenze e know-how, e di inserimento nelle reti consortili. Coopfond -il fondo di promozione di Legacoop- e gli altri strumenti finanziari dell’associazione garantiranno la valutazione ed il sostegno delle iniziative imprenditoriali.
Il protocollo di intesa con l’Associazione dei Borghi Autentici
A partire da relazioni già consolidate, sono stati attivati contatti con soggetti esterni che possono essere particolarmente interessati al successo dell’iniziativa: associazioni tematiche di enti locali, associazioni ambientalistiche, altre organizzazioni imprenditoriali.
In particolare, è stato siglato un protocollo di collaborazione con l’Associazione dei Borghi Autentici, cui aderiscono 170 comuni dislocati in tutte le Regioni italiane, e rappresenta una rete tra territori in cui sono protagoniste le comunità.
“L’Associazione Borghi Autentici d’Italia –evidenzia il Presidente, Stefano Lucchini– è una rete nazionale di comunità e territori che sono impegnati in un percorso di qualità per sostenere progetti di sviluppo locale e per concorrere al miglioramento della qualità di vita dei cittadini. Il ruolo e il protagonismo, quindi, dei cittadini di ogni borgo e delle loro forme aggregative risulta cruciale in quanto strumento partecipativo fondamentale per generare consapevolezza e capitale sociale attorno agli obiettivi di sviluppo.
La cooperativa di comunità in questo quadro diviene uno strumento essenziale ed innovativo per facilitare la mobilitazione dei cittadini e assicurare un processo di coinvolgimento reale ove le persone, in particolare i giovani e le donne, divengono protagonisti dello scenario di sviluppo e cambiamento dei borghi.
L’Associazione assume la “cooperativa di comunità” come buona prassi per diverse operazioni locali in corso di lancio ed implementazione; sono già 20 i borghi che hanno manifestato interesse all’iniziativa.”
Le esperienze già realizzate
Le “Cooperative di Comunità” già attive in diverse aree d’Italia sono nate da esigenze diverse e con storie diverse, ma con essenziali caratteristiche comuni. La prima è che la forma scelta dai cittadini che le hanno promosse è stata quella cooperativa. La seconda, che la presenza delle cooperative ha prodotto una generale ricaduta positiva sulla comunità, recuperando e valorizzando tradizioni culturali e artigianali, beni ambientali e monumentali, favorendo lo sviluppo del turismo, ridando valore al patrimonio abitativo. Tutte, comunque, hanno saputo creare opportunità di lavoro preziose, specie per i giovani. Queste cooperative svolgono molteplici attività: servizi socio-assistenziali e di pubblica utilità, di tutela ambientale, gestiscono attività turistiche, commerciali e agricole. In questo modo sviluppano una sufficiente “massa critica” che consente di gestire le attività in forma imprenditoriale.
Nel momento in cui si parla tanto della necessità di un diverso rapporto tra stato, società e mercato per fronteggiare le ricadute della crisi, queste esperienze evidenziano come la forma cooperativa sia uno strumento efficace per reagire positivamente ai problemi che le difficoltà dell’intervento pubblico e i “fallimenti del mercato” possono determinare in tante comunità del Paese. Sono un piccolo, ma significativo esempio di come la cooperativa possa essere il soggetto migliore per dare forma e continuità imprenditoriale alla “autonoma iniziativa dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale” (il principio della sussidiarietà orizzontale inserito nell’art. 118 della Costituzione).