Roma, 2 settembre 2011 – «Il regime fiscale delle cooperative, a torto considerato agevolativo, è espressione dei caratteri diversi dell’impresa mutualistica ed è fondato nella Costituzione. Nel corso degli ultimi 15 anni i Governi che si sono succeduti lo hanno ridotto all’osso. Dal precedente Governo Berlusconi, dopo la riforma del diritto societario, si è anche assottigliato l’osso e si presumeva che però si fosse finalmente arrivati ad un assetto stabile». È il commento di Luigi Marino, presidente di Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane a nome di Rosario Altieri, presidente dell’Agci, e di Giuliano Poletti, presidente della Legacoop.
«Si è continuato tuttavia ad asportare brandelli di questo regime, al punto che ormai sono diversi i Paesi europei che hanno un regime fiscale più conveniente. Il movimento cooperativo tuttavia non si è mai arroccato in una mera difesa corporativa, ma ha sempre fatto prevalere la responsabilità verso l’Italia. Con questo spirito abbiamo affrontato anche la recente manovra».
«Nell’emendamento presentato ieri dal Governo ci sono tuttavia diversi aspetti incomprensibili, che vogliamo dire con schiettezza».
«E’ incomprensibile perché delle 483 agevolazioni (spesso impropriamente considerate tali) di cui il decreto legge 138 già prevede la riduzione negli anni 2012 – 2013, solo quelle delle cooperative siano state ridotte in anticipo».
«In tutto il mondo le cooperative hanno resistito e reagito alla crisi meglio delle altre imprese. Persino l’ONU se ne è accorto e ha indetto l’anno internazionale della cooperazione nel 2012. In Italia , incomprensibilmente, invece di valorizzare questa capacità, si bastonano le cooperative».
«Le cooperative italiane, all’altezza della funzione sociale che l’ordinamento riconosce loro, sono l’unica realtà che ha incrementato l’occupazione negli anni di crisi (del 5,5% nel biennio 2009 – 2010). Anziché essere premiate e incentivate ulteriormente, le cooperative vengono punite. Lo troviamo incomprensibile».
Qualche esempio settoriale:
«Tutti hanno dato atto alle banche di credito cooperativo della tenuta nelle crisi e dell’aumento degli impieghi verso le famiglie e le piccole imprese. Poche settimane fa le BCC, come tutte le altre banche hanno avuto un aggravio nell’IRAP. Ora si aggiunge, solo per esse – rispetto alle altre banche – e in quanto cooperative, un altro aggravio. E’ bene dire che per ogni milione in meno che le BCC potranno capitalizzare, ci saranno circa 20 milioni in meno di impieghi. Anche l’intervento sulle BCC resta incomprensibile».
«La COOP è la prima realtà italiana della distribuzione, un presidio importante anche per i prodotti italiani. Il Governo dovrebbe sostenerla e incoraggiarla nell’interesse del Paese. Invece il regime fiscale delle cooperative di consumatori viene ulteriormente compromesso».
«Persino le cooperative sociali, che si fanno carico dei servizi sociali essenziali e anche quelle di inserimento lavorativo (di disabili, ecc.), ridotte allo stremo da ritardi di pagamenti della Pubblica Amministrazione, non sfuggono a un aggravio».
«La natura dell’intervento è tale che le cooperative spurie, che purtroppo non vengono contrastate, non ne soffrono. L’impatto è tutto sulle cooperative autentiche e virtuose. Al di là del gettito, pur cospicuo, questo impatto è assai gravoso sulle cooperative che per il 72% sono microimprese».
«Eppure si legge sui giornali, e non è smentito, che il Presidente del Consiglio è fiero di questo intervento sulle cooperative, di un intervento, sottolineiamo, che, pur di colpire le cooperative, non si cura degli interessi dell’Italia».
«Il nostro giudizio è che questa iniziativa del Governo è anti-crescita e anti-merito».
«Ci sono in Italia diversi milioni di cooperatori. A mano a mano che si dispiegheranno gli effetti di queste misure sul loro lavoro, sulle loro tasche e sulla loro vita, faranno le loro valutazioni politiche».
«Se il Governo e la maggioranza parlamentare avessero a cuore la crescita, senza la quale anche i problemi dei conti pubblici non hanno vere soluzioni, dovrebbero cancellare l’emendamento e considerare prioritaria una politica moderna di sostegno e di incoraggiamento della cooperazione».