La prossima finanziaria potrebbe essere l’ultima occasione per ricostruire il Fondo Editoria che assicura le risorse per l’editoria cooperativa, di idee e non profit; per consentire a un centinaio di testate di continuare a svolgere il loro compito di informazione critica e indipendente; ad assicurare il loro contributo al pluralismo informativo di questo paese; e ad evitare di mettere in crisi più di 4000 posti di lavoro. È tra l’altro un impegno che prima dell’estate molte forze parlamentari hanno ancora una volta assicurato nel solco di un’attenzione che le Camere hanno sempre manifestato in modo bipartisan attraverso emendamenti, risoluzioni e, per ultimo, perfino nel parere espresso, alla fine di maggio, in occasione della conversione del decreto di stabilizzazione finanziaria e sulla competitività economica. Poiché la situazione già di per sé difficilissima per molte testate, si sta facendo per alcune drammatica con dichiarazione di crisi aziendali, massiccio ricorso a cassa integrazione e prepensionamenti e perfino le prime chiusure avevamo chiesto, tempestivamente, al Sottosegretario Bonaiuti di rispettare la promessa di convocare le associazioni editoriali entro il 15 settembre. In quella richiesta abbiamo sottolineato che la data era importante proprio per poter intervenire in modo da garantire l’esistenza in vita di questa parte dell’offerta informativa senza la quale forse ci sarà meno bisogno di una Legge di sistema dell’editoria ma sicuramente verrà meno la necessità di un Regolamento per i contributi diretti che da mesi si dice essere all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri perché non ci saranno più soggetti a cui applicarlo. Sappiamo che una richiesta come quella che parlamentari e operatori e Mediacoop in particolare avanzano sembra configgere con il momento difficile del paese. Ma è bene ricordare che l’editoria, tutta, ha subito tagli incomparabili con il resto dei settori: basta, da una parte, tenere presente il taglio totale dei contributi alle spese di spedizione postale che non solo mettono in una difficoltà, non sanabile per questo anno, gli editori ma che comporterà necessariamente un aumento dei costi degli abbonamenti postali che sono tra l’altro uno dei pochi incentivi alla lettura e dall’altra che i contributi diretti sono stati in due anni più che dimezzati. Ciò nonostante Mediacoop ha presentato una serie di proposte che non producono alcun aggravio alle finanze dello Stato e ha, da anni, sollecitato criteri di ripartizione trasparenti e selettivi in grado di ridurre sprechi e inaccettabili destinazioni avendo come obiettivo solo quello di dare risposta alla volontà della legge che ha interpretato le cooperative di giornalisti, l’editoria non profit e di idee come una delle poche forme di editoria “pura” e quindi per sua natura in difficoltà a confrontarsi sul “mercato” avendo vincoli e modelli organizzativi assai più rigidi e finalità diverse da quelli degli altri editori.
MARIO SALANI
PRESIDENTE MEDIACOOP
fonte: Mediacoop