Prima il calvario delle mensilità ridotte e degli stipendi non accreditati, poi la chiusura per il lockdown e l’economia mondiale in shock per l’arrivo della pandemia. Tutti e 26 i lavoratori di una lavanderia industriale del viterbese su carta risultano in cassa integrazione ma di fatto rimangono senza ammortizzatori sociali. Perché presto l’azienda fallisce. Ed è un trauma collettivo, un buco nell’identità professionale e personale di chi ha dedicato la vita a quel lavoro. E allora, reagire e farlo in fretta. Pensare che esista una soluzione, prendere l’iniziativa, vincere la rassegnazione: non è da tutti.
“Eppure, una via d’uscita deve pur esserci”, pensano in pochi. E sembra la storia di chi, con l’acqua alla gola, vuole raccontarsi le favole. E invece sono in sette a farcela. Perché hanno un know how da rivendere e soprattutto perché sono consapevoli di essere stati loro il vero motore dell’industria. Maria, Giacomo, Marco, Patrizia, Cinzia, hanno già tra i 50 e i 55 anni. I più giovani sono Valeria, 37 anni, ed Emiro, ma anche per loro pensare di reinserirsi a quell’età è devastante. Affrontare da soli il ricollocamento sembra offrire minori possibilità che farlo insieme. E allora iniziano le ricerche finché non scoprono che Legacoop Lazio – associazione che riunisce, tutela e rappresenta circa 500 cooperative con un totale di 23.245 occupati nella regione e un valore della produzione pari a 3.840.767.205,00 euro – che esiste un fenomeno che si chiama workers buyout: sono gli ex dipendenti delle aziende in crisi che salvano l’impresa e fondano una cooperativa.
E così nasce 7Wash, lavanderia che è ripartita grazie agli ex dipendenti, prima da un garage di uno di loro e solo poi, finalmente, in una sede con macchinari professionali a Nepi, grazie ai finanziamenti di Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop, di CFI Cooperazione Finanza Impresa e all’aiuto di Cooperfidi.
“A giugno, quando sono arrivati i finanziamenti, abbiamo ingranato la marcia e comprato tutti i macchinari perché dell’azienda fallita era rimasto solo un capannone vuoto – racconta Valeria, una delle neo imprenditrici che fanno oggi parte della cooperativa associata a Legacoop Lazio-. Oggi ci troviamo a Settevene, nel Comune di Nepi, e lavoriamo in un capannone di 200 mq”.
Soddisfatta, dice: “Abbiamo già quintuplicato i clienti e siamo arrivati a 40. Ci rivolgiamo a piccoli bed and breakfast e ristoranti della Tuscia viterbese e speriamo di poter presto avere nuovi clienti e che il passaparola funzioni”. Ricomincia la salita, anche se al momento tutti loro hanno stipendi super ridotti e tra due anni dovranno iniziare a restituire i finanziamenti ricevuti.
Chi finanzia scommesse simili? “In Italia è la Legge Marcora ad aver previsto un fondo destinato alla salvaguardia dell’occupazione attraverso la formazione di imprese cooperative tra dipendenti di aziende in crisi, sostenuto attualmente da CFI Cooperazione Finanza Impresa, fondo che utilizza le risorse del ministero dello Sviluppo economico per finanziare linee di intervento in capitale sociale e in capitale di debito – spiega Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio-. I lavoratori non vengono lasciati soli nei loro bisogni e spesso a sostenerli è anche il fondo mutualistico di Legacoop ovvero Coopfond, e Cooperfidi, confidi di riferimento dell’economia cooperativa, del no profit e del settore primario”. Ci sono però anche fondi regionali destinati al sostegno di queste operazioni.
7Wash non è di certo il primo workers buyout sostenuto da Legacoop nel Lazio, associazione che, considerati gli effetti della crisi sulle aziende che stanno chiudendo e cedendo ai colpi di coda della recessione, ritiene sia necessario pianificare iniziative per creare una rete di supporto alla promozione dello strumento del workers buyout in favore degli ex dipendenti delle aziende in crisi.
Il supporto, non solo quello finanziario ma anche quello organizzativo di Legacoop non manca: in tutta Italia i workers buyout sotenuti dalll’associazione cooperativa resistono alla crisi e nel tempo.
“La storia di 7Wash è un esempio di workers buyout che unisce in sé, sin dall’inizio, pur nella paura di un futuro incerto, il coraggio di una scelta complessa e lo spirito di collaborazione: ciò ha permesso a questi lavoratori di trasformare un’avventura in opportunità in cui investire la ricchezza più grande: il capitale umano. Con determinazione e volontà, hanno trovato nella forma cooperativa l’espressione migliore del fare impresa anche in tempi di crisi così profonda” ha commentato Daniela Angher, coordinatrice del settore Servizi di Legacoop Lazio.