NIDI A ROMA: AUMENTANO I COSTI, DIMINUISCONO OFFERTA E ISCRIZIONI

L’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva “Servizi in… Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”, presentato presso l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani di Roma lo scorso 26 ottobre, restituisce l’immagine di un Paese in cui si allungano le liste di attesa per l’inserimento al nido e permangono sprechi a fronte di rette in alcuni casi troppo elevate.
E’ di 301€ la tariffa media mensile nel 2017/18 (380€ se si considera anche il servizio mensa) per una famiglia tipo (3 persone con un minore al di sotto dei 3 anni e un ISEE di 19.900€), con Roma che si inserisce al secondo posto nella classifica delle città con gli aumenti più rilevanti negli ultimi tre anni (+33,4%).
Un aumento dei costi che nella Capitale si accompagna ad un irrigidimento dell’offerta, dal momento che il bando per le iscrizioni 2017/2018 ha relegato obbligatoriamente le strutture private convenzionate al quarto posto nell’ordine di scelta dei genitori.
A Roma, invece di potenziare le opzioni in grado di aumentare le possibilità di accesso al nido e di far fronte alle sempre più complesse esigenze delle famiglie, si sta infatti mettendo in serio pericolo la qualità e l’esperienza del sistema integrato, che aveva permesso alla città di rappresentare un’eccellenza nei servizi educativi 0-3 anni e realizzare una delle esperienze di imprenditoria sociale a prevalenza femminile più riuscite degli ultimi anni.
Nel 2017 i posti offerti dal Comune di Roma sono 21.205 e rappresentano il 25.5% del totale nazionale, questo dato rende le criticità romane particolarmente rilevanti anche a livello nazionale. Negli ultimi tre anni le iscrizioni agli asili nido pubblici si sono ridotte del 22%. Si potrebbe pensare che il tasso di natalità possa aver influito, ma in realtà dal 2014 al 2016 le nascite sono diminuite solo del 4,5%. Nella “Indagine sulla qualità della vita e dei servizi pubblici locali a Roma”, redatta dagli Uffici di Roma Capitale nel luglio 2017, vengono evidenziati due dati molto interessanti: più del 76% del campione dice di non conoscere il servizio mentre la maggiore criticità riscontrata dagli utilizzatori riguarda l’Accessibilità (25,9%).
Le motivazioni prevalenti sono l’onerosità, in relazione soprattutto a un sopravvenuto peggioramento della situazione economica delle famiglie, e la scelta di altre soluzioni (dai nonni al ricorso a servizi privati “low cost”, spesso non autorizzati).
Così Anna Vettigli, Responsabile Legacoopsociali Lazio, è intervenuta nel corso della presentazione per chiarire la situazione nidi a Roma. La scelta di privilegiare l’utilizzo dei nidi pubblici da parte del Comune di Roma Capitale non sta infatti pagando in termini di aumento delle iscrizioni. Gli unici effetti prodotti sul medio-lungo periodo, quindi, rischiano di essere l’innalzamento della povertà educativa e la diminuzione dell’occupazione femminile.
Una situazione inaccettabile tenendo conto che nel corso del 2016, su 30mila donne (dati Ispettorato Nazionale del Lavoro) che hanno dato le dimissioni dal posto di lavoro, ben una su cinque l’ha fatto per mancato accoglimento dei figli al nido pubblico, quasi una su quattro per incompatibilità fra lavoro e assistenza al bimbo e il 5% per i costi troppo elevati per l’assistenza al neonato.
Non è quindi la domanda ad essere in crisi. Bisogna tempestivamente lavorare sull’accessibilità per non disperdere la ricchezza creata da questi importanti punti di riferimento nella città che, oltre ad offrire ai bambini un’importante e qualificata opportunità educativa, creano occasioni di socialità e confronto tra genitori e posti di lavoro al femminile.

Visualizza il “Focus nidi a Roma – Ottobre 2017”

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