OSSERVATORIO QUALITÀ E DIRITTI POLITICHE STRATEGICHE NEI CONTRATTI PUBBLICI

Lo scorso 26 giugno, presso Legacoop Nazionale, è stato presentato il progetto “Massimo ribasso, minimi diritti” promosso dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e realizzato dall’Osservatorio di Diritto Comunitario e Nazionale sugli appalti pubblici presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento e dall’Osservatorio sui contratti pubblici dell’Università Bocconi.
Il progetto si propone l’obiettivo di analizzare l’applicazione del nuovo Codice degli Appalti monitorando, in particolare, il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa mediante l’attivazione di un Osservatorio che analizza, con indicatori definiti in collaborazione con le Associazioni Nazionali di Settore Legacoopsociali e Produzione & Servizi, i bandi relativi ai contratti pubblici di maggiore interesse e di rilevanza generale negli ambiti dei lavori pubblici (per importi superiori a due milioni di euro) e nei servizi socio sanitari ed assistenziali, di inserimento lavorativo, nei global service, nella ristorazione collettiva, nei servizi di pulizia, nella logistica, nella sicurezza, nella gestione ambientale ed altri (per importi superiori a 750.000 euro).
L’attività di monitoraggio avrà la durata di dodici mesi ed i risultati saranno divulgati trimestralmente attraverso una newsletter che conterrà anche la giurisprudenza amministrativa sugli appalti. La prima newsletter è consultabile sulla pagina web dedicata al progetto: www.osservatorioappalti.unitn.it/quality. Dal primo monitoraggio dei 700 bandi presi in esame, pubblicati nell’arco dei mesi di settembre/novembre, emergono alcune importanti considerazioni.

La quantificazione del costo del lavoro
La prima buona notizia viene dal fatto che nel 96,3% dei casi si è trattato di procedure aperte, come raccomandato dal nuovo Codice, rendendo così le gare accessibili a tutti. Nel determinare l’importo massimo il costo del lavoro era esplicitato nel 35,29% dei bandi per lavori e nel 12,9% di quelli per servizi, ma era assente rispettivamente solo nel 23,53% per i lavori e nel 21,94% per i servizi. In tutti gli altri casi, le motivazioni indicate dalla Stazione appaltante nel bando, per giustificare l’incidenza del costo del lavoro sull’importo complessivo delle prestazioni messe a gara, sono spesso risultate generiche e riportano solo il rinvio alla contrattazione collettiva di settore. L’effetto è che, a fronte di questo deficit, i concorrenti potrebbero non avere elementi sufficienti per apprestare una offerta coerente.

Maggiore spazio alla qualità
Con quale criterio sono state assegnate le procedure? In molti casi – per la precisione nel 34% circa degli appalti di lavori e nel 46% circa degli appalti di servizi monitorati – le Stazioni appaltanti hanno attribuito al progetto un punteggio superiore alla soglia minima dei 70 punti prevista dal Codice appalti. Questo dato potrebbe essere letto come adesione delle Stazioni appaltanti alla indicazione del legislatore di incentivare la qualità e non solo il prezzo.
Dall’altro è però emerso che in molti casi sono state richieste, con l’occasione dell’offerta tecnica, “prestazioni aggiuntive”: questo tipo di valorizzazione dell’offerta, quando incide sul costo del lavoro, può creare una situazione negativa di cosiddetta offerta al massimo ribasso mascherato.

L’attenzione ai protocolli di legalità
In grande crescita risulta poi l’attenzione ai protocolli di legalità che, pur promossi da poco tempo al momento dell’analisi, sono stati rilevati nel 58,52% dei casi esaminati per le gare sui lavori e nel 51,61% per quelle sui servizi.