Dalla rivista “Bambini” – Novembre 2015
Il tema dell’istruzione, dagli asili nido all’università, è da sempre oggetto della campagna elettorale di tutti i partiti politici, sia di destra che di sinistra. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a un incessante susseguirsi di riforme, culminate in quella del luglio scorso denominata “Buona scuola”.
La legge n. 107 del 13 luglio 2015, tra le altre modifiche, ha previsto l’istituzione di un “Servizio integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni”, riconoscendo così un valore fondamentale all’istruzione prescolare. La scuola dell’infanzia statale smette di essere il primo segmento del percorso scolastico, lasciando il posto a un sistema integrato che da 0 a 6 anni garantirà servizi educativi per l’infanzia attraverso strutture pubbliche, convenzionate e private.
Questa rivoluzione non fa altro che confermare quello che pedagogisti, economisti e sociologi affermano da tempo: gli asili nido costituiscono un tassello fondamentale nel percorso di vita dei bambini e delle loro famiglie, ma anche nell’economia del Paese, nelle abilità della forza lavoro, nel comportamento cooperativo. Perché non solo contribuiscono a formare gli individui nell’età più ricettiva, favorendo l’integrazione e la socialità, ma perché costituiscono un insostituibile servizio per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro dei genitori.
Nonostante quest’indiscutibile attenzione economica, sociale e politica verso le tematiche dell’istruzione, nel Comune di Roma assistiamo a una situazione particolare. Nella Capitale le iscrizioni agli asili nido hanno registrato, nell’anno in corso, un’imprevedibile e sensibile riduzione rispetto al passato. Il Comune è corso ai ripari con un mini bando, ad anno iniziato, rivolto esclusivamente alle famiglie i cui bambini erano già in lista di attesa: quindi a chi, di fatto, avrebbe già avuto diritto a occupare un posto vacante senza la necessità di ripresentare domanda.
Ma tale misura risulta insufficiente a risolvere l’incredibile situazione che si è venuta a creare. Da un lato perché priva famiglie e bambini di un servizio fondamentale, non aprendo a tutti la possibilità di accedere ai servizi, in contrapposizione a tutte le indicazioni contenute nella legge “Buona scuola”, dall’altro perché crea un danno economico alle strutture private accreditate, che potrebbero essere costrette a ridurre il personale o chiudere l’attività.
Pur volendo tenere in considerazione una fisiologica riduzione della domanda, dovuta alla crescente crisi e all’innalzamento dei livelli di disoccupazione (quindi, più genitori a casa), è impossibile non imputare il calo delle iscrizioni anche alle procedure di presentazione delle domande e alla scarsa assistenza fornita, sul territorio, dagli uffici preposti.
Siamo quindi di fronte all’urgenza di allargare a tutte le famiglie la possibilità di presentare domanda, attraverso l’apertura straordinaria e urgente di un nuovo bando di iscrizione rivolto a tutto il territorio comunale, che preveda accanto alla procedura on line l’accoglimento di domande presso i municipi o direttamente presso le strutture convenzionate che hanno disponibilità di posti. Questo
nel rispetto di chi ha l’inalienabile diritto di accedere al sistema educativo-scolastico e di tutte quelle strutture accreditate che, da anni, prestano un servizio di fondamentale importanza per la comunità.