Il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio è stato presentato lunedì 23 aprile, presso WIGIL a Roma, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. All’evento hanno partecipato Don Luigi Ciotti (Presidente Associazione Libera), Paola Basilone (Prefetto di Roma), Guido Marino (Questore di Roma), Antonio De Vita (Comandante Provinciale Carabinieri di Roma), Gerardo Mastrodomenico (Comandante G.I.C.O. della G.d.F.), Francesco Gosciu (Capo Centro Operativo DIA di Roma) e Gianpiero Cioffredi (Presidente Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio).
Si tratta di un’opera che offre un quadro d’insieme per un’analisi sulla penetrazione delle mafie nella nostra regione, in particolare a Roma, nel periodo che va da luglio 2016 a dicembre 2017.
Il Rapporto, giunto alla sua terza edizione, dà conto dei fatti giudiziari e degli atti istituzionali degli ultimi diciotto mesi presi in esame dall’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio, restituendo la sintesi dei primi tre anni di monitoraggio del fenomeno mafioso nel Lazio. Fornisce una mappatura a livello provinciale delle principali inchieste, dei processi e delle audizioni che consentono di ricostruire l’evoluzione del fenomeno e il progressivo avanzamento dell’attività di contrastato.
Nel Lazio sono 93 tra gruppi, clan, famiglie tradizionali e autoctone e narcotrafficanti che usano il metodo mafioso. Di questi circa 50 operano nel solo territorio della Capitale. Sono 512 le aziende e 1.732 i beni confiscati.
“Combattere la mafia – ha dichiarato Nicola Zingaretti – vuol dire non solo rafforzare le difese contro le organizzazioni mafiose, ma anche portare sviluppo nei luoghi più fragili, quelli più vulnerabili e quindi aggredibili dalle bande mafiose. Vogliamo mostrare nel Lazio uno Stato presente e coeso, capace di avanzare anche nei territori più difficili perché con l’impegno di tutti la mafia può e deve essere sconfitta”.
Per Don Luigi Ciotti è necessario “mettere in condivisione i saperi sulle mafie. Bisogna fare un’edizione per i ragazzi, perché è uno strumento importante e fondamentale ma non è facile. Occorre restringere lo spazio d’azione delle associazioni criminali. Manca nel paese un progetto organico, un’azione organica e simultanea, giudiziaria ma è necessario anche eliminare o ridurre le distanze che non hanno aiutato a voltare pagina”.