Programma 101 era il primo personal pc della Olivetti ma per un gruppo di startupper cooperativi è molto di più: è l’emblema dell’innovazione che può essere apportata anche nel sociale, attraverso il rifiuto del malaffare e il rispetto dell’ambiente. “Ispirandoci ai valori di Olivetti, abbiamo deciso di costituire una coop che intende recuperare i territori confiscati alle mafie. Presto nel Lazio daremo vita ad un campo antimafia sui territori confiscati alla camorra”.
Una cooperativa che appartiene alla collettività. “La paura può diventare incoscienza se non è consapevolezza, bisogna imparare a conviverci senza farsi condizionare: seguiamo l’insegnamento di Falcone. Abbiamo paura ma è fisiologico. Non siamo però soli; sentiamo la vicinanza della gente e delle Istituzioni. Abbiamo concepito la Cooperativa come un qualcosa che non ha confini. Non siamo solo in dieci, ma in molti di più perché coinvolgiamo i ragazzi nelle scuole, i cittadini e non solo. E’ una gioia quando le persone che ci aiutano nelle iniziative si presentano come cooperatori della Programma 101, ci emoziona! Siamo orgogliosi di aver fatto della nostra impresa cooperativa una piattaforma democratica a disposizione di tutti”.
Così, Alessandra Arena- classe 1990 – presidente della start up cooperativa Programma 101, racconta l’esperienza della sua impresa che opera nel territorio del Basso Lazio sui territori confiscati alla mafia. La giovane donna alla guida della coop, ci dice: “L’antimafia non è un lavoro ma crediamo fermamente che il lavoro possa nascere dando nuova vita ai patrimoni sottratti alle mafie: è questo che vogliamo far capire alla gente”.
E ci stanno riuscendo. Recupero e manutenzione dei terreni, organizzazione di eventi che promuovano la legalità e il rispetto dell’ambiente e – prossimamente – la sfida più grande: l’organizzazione di un campo antimafia nel Lazio. “Legacoop Lazio sarà nostro partner. L’evento sarà patrocinato dalla Regione Lazio e si terrà sia a Gaeta che a Formia su due terreni che saranno riqualificati – ha detto -. Metteremo in atto il ripristino dell’area che verrà messa in sicurezza e poi faremo tornare i terreni ad una nuova vita produttiva, li reinseriremo in un circuito economico e nel tessuto sociale. Pensiamo ad una vera e propria filiera corta con prodotti bio a km 0. Speriamo che altri giovani si appassionino a questo lavoro!”
Formazione e lavoro per studenti – “All’interno del campo, la mattina si lavorerà e il pomeriggio si farà formazione. Punteremo in particolare a quattro argomenti: il lavoro, l’impresa cooperativa, l’agricoltura, i beni confiscati e l’antimafia sociale – ha raccontato-. Poi, spiegheremo ai ragazzi come esportare questo modello sul loro territorio: quali sono i principi democratici che sostengono queste iniziative, quali sono le procedure per ottenere i beni confiscati, come spronare le amministrazioni a dotarsi di regolamenti di affidamento e gestione dei beni confiscati, come sviluppare un progetto innovativo per dare nuova vita un terreno confiscato”.
“Solo nella nostra città, Gaeta, esistono 22 beni confiscati alla mafie. Si tratta di terreni agricoli abbandonati da venti anni – ha aggiunto -. I primi passi noi li stiamo muovendo insieme alle istituzioni, promuovendo una gestione trasparente. Abbiamo già ripristinato un bene confiscato alla Camorra e contiamo di andare oltre”.
Nel frattempo, ci dice, per passione, “ci dedichiamo ad attività laboratoriali per la produzione di oggetti di artigianato di uso quotidiano realizzati con materiale di recupero. Contiamo di aprire una bottega di artigianato, ma questo è un po’ il Paese delle tasse, piano piano ci riusciremo!” Alessandra, però, ci tiene a dire che “non è vero che i giovani non hanno voglia di fare impresa. Solo che spessi si avvertono molto lontane le Istituzioni e diventa difficile essere sostenuti”.
“La prima difficoltà per la nostra start up cooperativa è stata la monetizzazione dell’impresa.
Ma una cooperativa è bella per questo, tutti mettono un po’, così tutti hanno di più. Alle volte -racconta- è difficile anche l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate perché queste categorie fragili suscitano un po’ di diffidenza nelle persone.
“Ma per noi la cooperazione di tipo B è una doppia sfida. Abbiamo tre persone, un ex tossicodipendente e 2 ex giocatori d’azzardo di cui uno agli arresti domiciliari -spiega-. Per noi è una vittoria enorme che proprio loro, non solo scelgano di schierarsi dalla parte della Legalità, ma scelgano anche di convincere i più giovani, i ragazzi delle scuole, a non commettere gli stessi errori”.