REFERENDUM ACQUA: la posizione di Unicoop Tirreno e dell’associazione distrettuale tirrenica cooperative di consumo sui referendum

DIFENDERE L’ACQUA, BENE COMUNE

BENE ESSENZIALE ED INSOSTITUIBILE.

L’acqua è un bene comune, essenziale e insostituibile per la vita, e deve essere garantita a tutti, nel rispetto dell’ambiente, della qualità e in modo equo. La cooperazione sollecita i propri soci a partecipare al referendum del 12 e 13 giugno 2011 per esprimere con due si ai quesiti referendari, un voto che valorizzi l’acqua come bene pubblico.

MIGLIORARE LA GESTIONE DELL’ACQUA.

Quindi una gestione che ponga in primo luogo l’interesse degli utenti, che favorisca la migliore efficacia ed efficienza del servizio reso, senza la ricerca del massimo profitto e senza scadere nella inefficienza di gestioni pubbliche troppo diffuse e gravate dalla burocrazia.

ATTUARE LA COSTITUZIONE.

Per questo la cooperazione avverte la necessità che si applichi quanto previsto dall’art.43 della costituzione che recita: “a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire … a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali”.

DALLA PARTE DELL’UTENTE.

Nuove forme di “cooperative di comunità” o di utenti sono in grado di gestire il ciclo dell’acqua assicurando sviluppo, efficienza economica e assenza di profitto. valorizzando il ruolo dell’utente nella gestione democratica, partecipata e aperta a tutti.

I QUESITI DEI REFERENDUM

Primo referendum: “modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”.(art.23bisdl112/2008). Con il sì è abolito l’obbligo di vendere ai privati il servizio idrico. Salterebbe in questo caso l’obbligo di vendita della maggioranza delle quote pubbliche delle spa ai privati e si aprirebbero scenari nuovi per gestioni partecipate che non abbiano il profitto come primo obiettivo.

Secondo referendum: “determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito”; (comma1art.154dl152/2006) limitatamente alla parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Con un altro sì è abolito l’obbligo al profitto. Si toglie la remunerazione del capitale investito dalle bollette e quindi si scoraggia l’obiettivo di fare dell’acqua un affare. I costi del servizio, l’equilibrio economico dovranno essere conseguiti con l’efficienza e la produttività. La corte costituzionale nel motivare l’ammissibilità del quesito ricorda come “…la tariffa come corrispettivo,determinata in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio, secondo il principio:chi inquina,paga” se non si vuole che alla fine ci sia un semplice ritorno alla difesa delle vecchie gestioni pubbliche, occorrono soluzioni innovative nella gestione dei beni comuni,come l’acqua.