Pino Bongiorno( Legacoop sociali):” Favoriscono illegalità e crisi di imprese”
ROMA – Alemanno non vuole proprio intendere . Siamo di nuovo alle prese con il problema degli asili nido . Invece di migliorare, come il vino che invecchia, -dice Pino Bongiorno- presidente di Legacoop Sociali Lazio -siamo in presenza di bandi che mettono in discussione la possibilità di gestire queste strutture primarie per l’infanzia. Non solo su aprono problemi che riguardano possibili penetrazioni, quando non le favoriscono, dell’illegalità nell’economia romana, o la crisi di imprese che per gestire un servizio pubblico sono costrette a mettere a rischio la loro continuità aziendale. Insomma ci risiamo, un dejà vu ormai insopportabile.
Si, il copione è lo stesso, ma con qualche innovazione peggiorativa. Noi – noi prosegue Bongiorno-facemmo nel 2011 a Roma una importante battaglia contro quegli asili nido messi a gara a 500 €. La nostra tesi, mutuata anche da un autorevole studio del CNEL, è stata la seguente:nei servizi educativi all’infanzia, l’80% dei costi complessivi è rappresentato dal costo del lavoro e quindi è incomprimibile. La tariffa di 500 € non consente di applicare il CCNL delle cooperative sociali.L’’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, alla quale ci siamo rivolti ufficialmente, ci ha dato ragione, ma nonostante questo il Comune di Roma è andato avanti. Oggi l’aggravante è che, non paghi di quella forzatura fuori dalla legalità, i nuovi bandi addirittura abbassano la tariffa a 480 €.
Però ci sono delle imprese hanno partecipato ai bandi e in questi due anni sono riusciti a gestire gli asili
In quanto alla partecipazione io credo che non sia un dato rilevante. Non può essere quello il metro con il quale si misura la giustezza e la legalità di un bando. In un paese in crisi come il nostro si troverà sempre qualcuno disposto a chinare la testa e adattarsi a regole capestro. Il rischio è che tra quelle imprese, aumenterà sempre più la percentuale di illegalità e non è un fatto secondario. Nelle imprese sane che si piegheranno a quelle regole si aprirà la strada a crisi aziendali. Abbiamo notizie di gestori di quei nidi che in questi due anni, a causa delle condizioni capestro poste dai bandi hanno subito perdite di bilancio assai gravi.
Ma io non voglio parlare delle scelte delle imprese, perché non mi compete. Quello che invece ho il dovere di denunciare è l’atteggiamento dell’amministrazione pubblica che con questi bandi favorisce o la penetrazione dell’illegalità nell’economia romana o la crisi di imprese che per gestire un servizio pubblico sono costrette a mettere a rischio la loro continuità aziendale.
Il Comune sostiene che, essendo una concessione, nella quale l’immobile è in comodato gratuito, i costi per le imprese si abbassano.
Su questo l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici è stata chiara: non si tratta di concessione in quanto la remunerazione dell’aggiudicatario non dipende dai proventi che potrà trarre dall’utilizzo del bene vendendo servizi direttamente agli utenti.Inoltre i costi a carico degli aggiudicatari rimangono numerosi, non ultimo quelli delle manutenzioni che incidono non poco sul bilancio della gestione degli asili.
Ci sono però dei contratti che consento di applicare le tariffe messe a bando
Questo intanto non è vero. Anche applicando contratti meno onerosi di quello delle cooperative sociali, i conti non tornano.Noi però ad ogni modo rivendichiamo il diritto di applicare il nostro contratto..In primo luogo perché il Ministero del Lavoro ha emanato, nel settore di riferimento, esclusivamente i decreti relativi al C.C.N.L. delle cooperative sociali contenente le tabelle riferite ai valori di costo del lavoro. Gli altri contratti non sono mai stati oggetto di attenzione da parte del governo. Il Ministero del Lavoro, infatti, non ha mai pubblicato decreti e relative tabelle relative a detti contratti, evidentemente perché li ritiene poco rappresentativi. In secondo luogo, va considerata la maggiore rappresentatività delle organizzazioni firmatarie. Se è vero che i contratti in questione sono stati tutti sottoscritti da organizzazioni aderenti alle Confederazioni C.G.I.L, C.I.S.L. e U.I.L., è altresì vero che se la comparazione la facciamo tra le imprese, facendo riferimento allo stato attuale del mercato dei nidi d’infanzia. emerge che la ragione sociale d’impresa più frequente tra gli operatori economici che gestiscono i servizi pubblici in questo particolare ambito sia proprio quella di “cooperativa sociale”. Le organizzazioni che più rappresentano queste imprese sono Legacoopsociali, Confcooperative-Federsolidarietà e A.G.C.I.-Solidarietà, i quali, per l’appunto, hanno sottoscritto il C.C.N.L. delle cooperative sociali.Del resto, lo stesso Ministero del Lavoro, in una circolare del 1 giugno 2012 sostiene che l’unico contratto da prendere a riferimento nel settore cooperativo, è quello firmato da Legacoop, Confcooperative e Agci.
Allora come intendete dare seguito alla denuncia di questa situazione?
Noi riteniamo che questi bandi vadano ritirati. Facciamo appello a tutte le organizzazioni datoriali, i sindacati e anche le forze politiche sia che compongono la giunta che quelle di opposizione a lavorare per modificare i contenuti della gara.Ne va anche del prestigio della capitale. Questi bandi sono un altro tassello di un mosaico negativo che rischia di rendere sempre peggiore l’immagine della nostra città. Tagli, bandi al ribasso, servizi non pagati, danno l’immagine di una città senza futuro, giunta ormai al capolinea, che non ha uno straccio di idea su come far ripartire la macchina.Questa volta non ci rivolgeremo solo all’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, ma ricorreremo al TAR, interpelleremo l’Osservatorio Provinciale sulla Cooperazione, a tutte le Commissioni Istituzionali preposte.Naturalmente, però, ci auguriamo che tutto ciò non serva, perché speriamo che il Comune ci ripensi e ritiri i bandi.