Pubblichiamo l’ intervento di Rossana Varrone, presidente del Consorzio Unisan, pronunciato durante il convegno Progetto Salute Legacoop tenutosi martedì 12 giugno, a Roma, nell’ambito della 9ª edizione del Sanit.
INTERVENTO ROSSANA VARRONE – PRESIDENTE CONSORZIO UNISAN
“Abbiamo accolto con grande l’entusiasmo, come Consorzio Unisan, l’invito a partecipare a questo convegno. L’obiettivo di presentare in questa sede le varie anime del movimento cooperativo che si occupano di salute ci è sembrata certamente un’occasione straordinaria per creare connessioni tra settori che condividono obiettivi e valori, ma che purtroppo in passato non hanno dialogato abbastanza. Sono convinta che la conoscenza approfondita del “diverso da sé” rappresenti una premessa indiscutibile nel costruire reti e sinergie. Quindi, dopo aver ascoltato con piacere tante esperienze, vi racconto cosa è e cosa fa il Consorzio che presiedo.
Unisan è una rete di cooperative sociali, che opera sul territorio di Roma, fornendo da più di 20 anni servizi sociali e sanitari. Possiamo definirci dei pionieri dell’integrazione sociale e sanitaria: già dal 1989, infatti, siamo usciti con coraggio dal recinto in cui le cooperazione sociale sembrava rinchiusa, cioè quello dei servizi sociali, poggiando le basi di un’impresa, che oggi conta circa 700 addetti, su questi 2 pilastri. L’esperienza con la nostra utenza ci ha confermato la validità di questa scelta: il lavoro per la salute e il benessere delle persone può passare solo attraverso un’analisi globale dei bisogni e prendendosi cura di ogni individuo nella sua interezza.
Non ci siamo però accontentati e i pilastri di Unisan oggi sono raddoppiati. I 2 più giovani si chiamano “formazione” e “innovazione tecnologica”. Entrambi hanno rafforzato la qualità del nostro lavoro, arricchito il bagaglio dei nostri operatori, regalato fiducia e certezze alla nostra utenza.
Tutto questo ci ha permesso di ritagliarci uno spazio nello scenario della sanità laziale, dominato da poteri forti e troppo spesso avvelenato da dinamiche poco trasparenti. Non abbiamo mai accettato la strada più semplice, quella di divenire dei meri fornitori di manodopera a servizio di altri padroni, come hanno preferito altri cooperatori. Abbiamo combattuto, e combattiamo ancora ogni giorno, per un ruolo da protagonisti nell’erogazione di servizi sanitari. La nostra naturale vocazione è naturalmente quella dei servizi sanitari territoriali: ci occupiamo di assistenza domiciliare, di riabilitazione, di non autosufficienza con la gestione di RSA, di malati terminali ricoverati in hospice.
L’esperienza che ci caratterizza di più è senz’altro quella dell’assistenza domiciliare sanitaria. Le nostre cooperative associate, CIR ed EVERGREEN, assistono 1800 pazienti di 2 delle più grandi ASL del Lazio, registrando ogni giorno circa 1100 accessi. Siamo, quindi, un grande ospedale itinerante, che soffre però di una scarsezza di considerazione e risorse. Sono anni, infatti, che l’importanza della domiciliare è da tutti asserita, come si evince dall’inserimento nei LEA già nel 2001. Da quel momento, però, non abbiamo visto crescere gli investimenti: mediamente in Italia si continua a spendere, così come nel 2001, solo 1,1 % delle risorse del SSN per l’assistenza domiciliare. Anche la Regione Lazio, pur procedendo con i tagli alla sanità ospedaliera, non ha spostato un solo centesimo sul territorio.
Ma la battaglia che stiamo portando avanti non è solo quella di denunciare la scarsezza delle risorse. Abbiamo rivendicato in tutte le sedi, anche in quelle giudiziarie, il nostro posto nella sanità accreditata, al pari degli altri erogatori di servizi, perché in possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa per garantire la qualità del servizio. Abbiamo spiegato a gran voce che accreditare un servizio, sottraendolo dalla brutta consuetudine italiana delle gare al massimo ribasso, significa garantirne più alti standard qualitativi, ma anche dare stabilità a tanti operatori professionalizzati. La politica ci ha ascoltato perché il consiglio regionale nell’aprile del 2011 ha licenziato un testo di legge sulle procedure di accreditamento definitivo, includendo anche l’assistenza domiciliare. Al pari degli altri erogatori di servizi, quindi, attendevamo la conclusione dell’iter delle procedure di accreditamento voluto dalla presidente e commissario straordinario Renata Polverini. Prima di ricevere un riscontro alle nostre istanze, però, abbiamo assistito a una vera e propria operazione di “schizofrenia” amministrativa. Molte ASL del Lazio hanno indetto gare di appalto per l’assegnazione del servizio, che abbiamo puntualmente contestato e impugnato davanti al TAR. A queste gare si è registrata la presenza agguerrita di realtà profit, provenienti da altre regioni italiane e da altri settori di attività. Un dato che ci ha fatto notevolmente preoccupare, perché segno di un tentativo di scalzare la cooperazione sociale da questo settore di intervento, proprio nel momento in cui ci stiamo faticosamente avvicinando alla stabilizzazione del servizio con l’accreditamento.
A questo proposito chiediamo il sostegno di tutto il mondo Legacoop per continuare questa battaglia. La dirigenza di Legacoop Lazio e Legacoopsociali Lazio, mi riferisco a Stefano Venditti e Pino Bongiorno, ci ha sostenuto con grande energia e competenza. Oggi mi permetto di chiedere direttamente a Giuliano Poletti di stare a nostro fianco. So che non ci conosce molto. Quindi lo invitiamo, per un giorno, a venire nelle case dei nostri pazienti con i nostri operatori. Potrebbe rappresentare anche l’occasione per invitare la presidente Polverini e scoprire un servizio di grande qualità ed innovazione. Mi riferisco per esempio all’uso della telemedicina e dell’informatica. Come stiamo mostrando presso lo stand Legacoop qui al Sanit, abbiamo sperimentato un sistema che, attraverso l’uso di terminali palmari e di un codice a barre abbinato al paziente, certificata l’accesso dell’operatore a domicilio, così da lavorare nella piena trasparenza anche nei confronti delle ASL, nostre committenti.
Per concludere veniamo ai progetti per il futuro. LO scenario in cui ci muoviamo è senz’altro cambiato, con un SSN non più in grado di rispondere sempre e comunque alle domande di salute dei cittadini. L’aspettativa di vita aumenta di un anno ogni 3 anni e si stima che nel 2020 il 25% della popolazione sarà rappresentata da cittadini over 70, per un totale di 1 milione e 200 mila persone. Le famiglie, quindi, avranno bisogno di servizi duttili e flessibili, che non sempre il SSN potrà garantire. Per questo Unisan sta iniziando a guardare al mercato privato. In questo senso la sinergia creata con il Progetto Salute con altre realtà, dai MMG alle mutue e alle cooperative di consumatori e abitanti, può rappresentare un’opportunità in più. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, nel rispetto delle prerogative e delle storie di tutti i soggetti che vorranno condividere nel movimento cooperativo l’obiettivo di lavorare per il diritto alla salute dei cittadini”.