SEMI DI GIRASOLE: PRIMA ASSOCIAZIONE, POI COOPERATIVA TRA PROFESSIONISTE

Perché una vita si faccia impresa, un’esperienza deve farsi prima condivisa.

Spesso quello che porta alla fondazione di una cooperativa è un lungo percorso che si avvia sulle orme di esistenze segnate da grandi prove. E così le cooperative che riuniscono tanti attorno a un solo obiettivo nascono da persone che scoprono quanto le difficoltà ci rendano simili e più forti. Persone normali le cui aspirazioni speciali si fanno obiettivi di vita capaci di bucare la dimensione dell’individuale per farsi prima direzione per uno, poi per alcuni, infine per tanti.

E’ così che spesso nascono imprese cooperative che hanno fatto i primi passi molto tempo addietro, sperimentando prima forme aggregative in maniera informale e poi quelle associative; approdando, all’insorgere di nuove esigenze, in ultimo, alla cooperativa.

E’ un ciclo di vita completo in cui associazione e cooperativa diventano forme necessarie le une alle altre perché si possa compiere la piena maturazione e crescita di una idea: un’evoluzione naturale dovuta alla medesima natura di realtà appartenenti al Terzo settore. Associazioni e cooperative rivelano infatti quotidianamente il legame di continuità che c’è tra due forme aventi innegabilmente la medesima predisposizione ad accogliere le ambizioni di quei tanti che decidono di trovare nell’impresa un senso alla propria vita. Perché alla base di una associazione e di una cooperativa c’è più che altrove una motivazione che va al di là della dimensione economica ed individuale e che è capace di attirare attorno a sé gli altri: proprio come è accaduto ai Semi di Girasole.

Martina lo sa bene. Ha sempre avuto il desiderio di fare qualcosa per la comunità, un sogno che ha condiviso sin da prima di terminare gli studi con suo padre: creare uno spazio dedicato al doposcuola per ragazzi con disturbi dell’apprendimento. Questo sogno, però, è rimasto nel cassetto per anni. Solo dopo essersi laureata in psicologia e aver maturato esperienze professionali in diverse realtà della capitale e non, ha trovato la forza di mettersi al servizio del quartiere in cui è cresciuta e che ha scelto come luogo in cui vivere: il quadrante Pisana/Bravetta.

Qui, proprio nel 2020, mentre l’epidemia da Covid impazza, nasce Semi di girasole. “Con la pandemia, si è verificata una esplosione di bisogni e in tanti mi chiedevano di prendermi carico di alcune situazioni- dice-. Così, insieme a quelle che oggi sono le mie socie e ad altre professioniste sanitarie, abbiamo costituito una associazione di promozione sociale. Tutto è successo paradossalmente in un periodo della mia vita in cui io ero convinta si stesse per perdere qualcosa, avevo da poco scoperto una brutta malattia” racconta Martina, oggi madre di un bimbo di pochi mesi. “Come associazione non riuscivamo a rispondere in modo sistematico ai bisogni del quartiere, sempre più bisognoso di servizi integrati e così abbiamo costituito nell’aprile 2024 la cooperativa sociale Semi di Girasole insieme a Giorgia e Eleonora, anche loro psicoterapeute” spiega Come professioniste del benessere, ci siamo rese conto infatti che per offrire un supporto completo ed efficace, non era sufficiente lavorare individualmente. Serviva un approccio che fosse multidisciplinare, che integrasse diverse competenze e rispondesse in modo mirato ai bisogni delle persone. La cooperativa ci ha offerto proprio questo: un ambiente di lavoro collaborativo dove ogni professionista, con la sua esperienza e conoscenza, può fare la sua parte per il bene comune.

A breve, questa realtà imprenditoriale crescerà ulteriormente, allargandosi ad altre professioniste impegnate nei vari progetti della cooperativa. All’interno della cooperativa sono in fase di sviluppo diverse aree di inclusione, tra cui il progetto di accessibilità comunicativa, l’analisi del comportamento attraverso tecniche ABA, il supporto e l’intervento psicologico, il progetto sui disturbi specifici dell’apprendimento e la prevenzione della dispersione scolastica, nonché il programma di riabilitazione cognitiva per tutte le fasce d’età.

“Offriamo servizi privati ma a costo agevolato sul minimo tariffario. Ma il nostro scopo è rendere il nostro lavoro sempre più accessibile, puntando a progetti con le Istituzioni e finanziati da vari enti” dice.

“Quest’anno la cooperativa ha già preso posto all’interno del nostro Municipio con due importanti progetti, realizzati in co-progettazione con le diverse realtà cooperative del territorio, dando vita a uno sportello per l’inclusione e la riabilitazione sociale e a una unità di strada volti a potenziare e sostenere il grande lavoro del segretariato sociale” racconta Martina.

Semi di girasole oggi si occupa di riabilitazione a tutto tondo: sostegno psicologico, psicoterapia con tecniche recenti e all’avanguardia per la riabilitazione sia di adulti che di bambini, logopedia, neuropsicomotricità

offrendo un supporto anche nutrizionale. E poi accompagnamento alla nascita con una ostetrica ed, inoltre, con la collaborazione di un penalista, la cooperativa si occupa anche di violenza di genere nei suoi vari aspetti.  Il nostro approccio è fortemente multidisciplinare, perché crediamo che ogni persona abbia bisogno di un supporto che vada oltre la singola disciplina.

Tutto è nato da una esperienza di apertura al prossimo: “ci siamo messe all’opera, all’ inizio con progetti gratuiti per gli abitanti del nostro Municipio. Abbiamo iniziato a costruire una rete di associazioni attorno a noi e piano piano abbiamo capito che l’idea della cooperativa era la più adatta a noi” ricorda Martina.  “La primissima beneficiaria è difficile dimenticarla: c’era il lockdown e una ragazza che subiva violenze domestiche, quando usciva con il cane per la passeggiata, ci videochiamava per chiederci sostegno. E poi c’erano tantissimi adolescenti segregati e costretti in casa – spiega Martina-. In quella fase io avevo appena scoperto la malattia e Semi di girasole è stato un regalo della vita che mi sono fatta: è stata la forza di mio marito che mi ha dato il coraggio per iniziare questo percorso. Oggi io ho 38 anni, Giorgia, l’altra socia, ne ha 36, e Eleonora 32″.

“Il mio essere mamma è stato una grande sorpresa e anche Eleonora avrà un bimbo in questo 2025 che ci ha regalato grandissime emozioni – ricorda-. Adesso stiamo cercando di vivere il nostro lavoro, la nostra “casa cooperativa”, in un modo naturale, cercando di essere donne, professioniste e mamme, senza incoerenze. Qui in sede io porto Mattia, c’è chi invece porta il cagnolino e cerchiamo tutti di vivere questa esperienza professionale e lavorativa in armonia con quella personale e con l’obiettivo collettivo”.

In fondo, del resto, la vera impresa è proprio questa: riuscire a fare di diverse esistenze e di tante professioni un unicum capace di agire all’unisono per uno stesso obiettivo.