Il momento è tra i peggiori, dal secondo dopoguerra. Il settore è stato finora off limits per la cooperazione, o quasi. Ma visto che come ricordano nella loro presentazione citando Eleanor Roosevelt “il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni”, loro non si sono fermati. E dalle ceneri di una delle tante sedi chiuse in Europa dalla Warner Chilcott (ex Procter & Gamble Pharmaceuticals), hanno fatto nascere una nuova società farmaceutica, cooperativa.
Si chiama Fenix Pharma ed è stata costituita nel settembre scorso, a Roma, da cinque ex manager della multinazionale che ha deciso di abbandonare il vecchio continente, licenziando i 500 dipendenti, di cui oltre 150 in Italia. I soci dell’iniziativa sostenuta da Coopfond sono già 39, tutti con contratto a progetto per non pesare troppo sui conti della neonata cooperativa che dovrebbe comunque – budget alla mano – vedere l’utile già nel 2013.
“Il mercato farmaceutico – spiega il direttore generale del Fondo Aldo Soldi – è molto competitivo e per sopravvivere occorre raggiungere volumi di vendita elevati, ma la professionalità e l’esperienza dei soci insieme alla forte motivazione e alla serietà degli impegni che si sono assunti ci hanno convinto a sostenere con forza un progetto tanto significativo quanto innovativo per Legacoop”. Un’iniziativa, infatti, che porta la cooperazione anche al di là del recinto dei settori che l’hanno vista crescere in questi anni. “Per compiere un ulteriore passo avanti – conclude Soldi – ora è auspicabile si creino rapporti all’interno del movimento cooperativo, anche con quelle realtà che operano nella distribuzione dei farmaci”.
“Il settore della sanità, in tutti i suoi comparti – spiega il presidente di Legacoopservizi Lazio Andrea Laguardia – rappresenta uno dei mercati in cui la cooperazione deve investire. Come Legacoopservizi abbiamo sin dal primo giorno accompagnato i soci fondatori, mettendo a disposizione i nostri uffici e servizi e la rete di strumenti di cui il mondo cooperativo dispone. Non trovarsi da soli ad affrontare le difficoltà iniziali è fondamentale: per questo abbiamo creato sinergie con altre cooperative del nostro settore e a breve daremo vita a una rete di cooperative che operano nella sanità presentando un progetto d’innovazione del settore, anche per rispondere al meglio alle esigenze dell’utenza”.
La storia di Fenix Pharma è davvero emblematica, e per più di un aspetto, a partire proprio dalla scelta della multinazionale di abbandonare l’Europa. Nel 2000 la società aveva lanciato una nuovo farmaco per la cura dell’osteoporosi. Il successo ottenuto ha garantito per anni grandi profitti. Nel 2010 è scaduto il brevetto, il prezzo sarebbe dovuto scendere, e con esso i profitti. Nel 2011 così la Warner Chilcott decide di chiudere tutte le attività nel vecchio continente.
Cinque manager decidono di non disperdersi, ma di “darsi una nuova speranza insieme”. Come? “Abbiamo deciso – spiega Salvatore Manfredi – di costruire una nuova società farmaceutica fondata su valori condivisi, sull’esperienza e la professionalità, sul patrimonio di relazioni che avevamo maturato in tutti questi anni. Una società nella quale ognuno sia responsabile del successo generale e possa realmente beneficiare della ricchezza generata”. Detto questo, scegliere la forma cooperativa è stato naturale.
“Per noi costituire una cooperativa – prosegue Manfredi – ha voluto dire scegliere di lavorare in un clima orientato alla collaborazione più che alla competizione, ma anche rimettere al centro le persone come protagoniste primarie del loro futuro, e l’impresa come strumento per generare ricchezza per i soci e non per i “pochi” azionisti di riferimento. Una scelta convinta, con radici forti, tutt’altro che un ripiego. Come testimoniano anche le prime decisioni che sono state assunte.
Fenix Pharma è partita con 41 addetti: 3 managers di sede, 31 informatori scientifici, 5 capi area, 2 amministrativi. A parte questi ultimi, gli altri 39 sono tutti soci e hanno deciso di attribuirsi un contratto a progetto per il primo anno (quindi fino ad agosto 2012), con retribuzione gradualmente crescente, in modo da agevolare la fase di start up. Sostenuta da una capitalizzazione da fare invidia a una spa: 390mila euro già versati per partire, cui si aggiungono 125mila euro di finanziamento infruttifero dai cinque fondatori e altri 320mila in arrivo dagli altri 34 soci.
Spalle robuste. Necessarie per sostenere gli investimenti, che in fase d’avvio raggiungeranno gli 840mila euro, tra acquisizione di licenze, strumentazioni, magazzino e promozione. Alla luce di tutto ciò è stato naturale per Coopfond e CFI scegliere di sostenere il progetto, deliberando una partecipazione nel capitale pari a 500mila euro (di cui 300mila a carico di Coopfond). La strada è in salita, ma le prospettive non mancano.
Fenix Pharma, infatti, opererà principalmente nel segmento delle patologie articolari, in particolare dell’osteoporosi, artrosi e degenerazione delle articolazioni: dal 2002 al 2010 in Italia il consumo dei farmaci solo per l’osteoporosi è aumentato dell’81%. Certo, il risedronato che aveva riempito le casse della multinazionale oggi è diventato un farmaco generico, con una conseguente riduzione del prezzo. Non ci saranno più i margini di un tempo, ma complice una forte conoscenza – consolidata negli anni – della classe medica e dei mercati di riferimento, Fenix Pharma è consapevole che ottimi risultati possono ancora essere perseguiti.
Insomma, come si diceva all’inizio quella di Fenix Pharma è davvero una storia emblematica. In sintesi: i cinque soci fondatori, e gli altri 34 che si sono subito aggregati, hanno investito tutto quello che avevano nell’impresa, si sono autoridotti il compenso per facilitare lo start up, hanno avuto il coraggio di fare investimenti. E tutto questo in un campo che una multinazionale, spremuto quel che c’era da spremere, non riteneva più utile coltivare. Un bell’esempio di come anche oggi il coraggio e la determinazione delle persone possano individuare una strada per andare, insieme, oltre la crisi.
fonte: Legacoop