Roma, 2 dicembre 2010 – Varare rapidamente un disegno di legge che definisca le modalità con le quali le pubbliche amministrazioni possano saldare alle imprese creditrici lo stock di debito accumulato nei loro confronti (tra i 60 ed i 70 miliardi di Euro) e stabilisca un recepimento in tempi brevi della Direttiva UE del 20 ottobre sui ritardi di pagamento.
A chiederlo, nel corso di un Convegno dedicato al tema dei ritardi di pagamento e della qualità degli appalti, è il Tavolo di confronto tra il Taiis (dove si coordinano alcune associazioni settoriali rappresentative di imprese di servizi aderenti ad Agci, Confapi, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria, Legacoop, per un totale di oltre 18.000 imprese, 50 miliardi di valore della produzione, circa 900.000 lavoratori) e le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil (FEMCA/CISL, FILCAMS/CGIL, FILTEA/CGIL, FIT/CISL, FP/CGIL, FPS/CISL, UIL/FPL, UILTRASPORTI, UILTUCS/UIL, UILTA/UIL). All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, Franco Tumino, Coordinatore del TAAIS, Marcello Tocco, Consigliere CNEL, Idaira Robayna-Alfonso, Commissione Europea – DG Imprese e Industria, On.Francesco De Angelis, Relatore in Commissione Industria dell’Europarlamento, il Professor Giorgio Macciotta, Astrid, Roberto Reggi, Vicepresidente ANCI Associazione Comuni Italiani, Giuseppe Turi, Segreteria Confederale UIL, Alessandro Botto, Consigliere Avcp-Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.
Sintesi della relazione introduttiva di Franco Tumino, Coordinatore TAIIS
Da tempo il Taiis e le organizzazioni sindacali richiamano l’attenzione delle istituzioni e del mondo politico sui problemi derivanti alle imprese ed ai lavoratori dai ritardi di pagamento e dalla qualità degli appalti. Un impegno che, per quanto riguarda i ritardi di pagamento ha trovato una prima, importante risposta nella Direttiva approvata dal Parlamento Europeo il 20 ottobre di quest’anno, che prevede pagamenti a 30 giorni -che possono divenire 60 per la Sanità- ed il riconoscimento di 8 punti di interesse oltre al tasso di riferimento alle imprese che vengano pagate oltre tali termini.
Ritardi di pagamento: l’Europa ha fatto la sua parte, ora tocca al nostro paese
Insomma, l’Europa ha fatto -anche rapidamente, se si considera l’iter ordinario di approvazione di un provvedimento in sede di Unione- la propria parte; ora tocca all’Italia. Le associazioni del Taiis ed i sindacati di categoria chiedono, innanzitutto, che per il recepimento della Direttiva non si impieghino due anni, che rappresentano il termine massimo, un periodo di tempo che né le imprese né il Paese possono permettersi. Pur consapevoli della necessità di salvaguardare l’equilibrio dei conti pubblici, associazioni imprenditoriali e sindacati sottolineano che non è certo una soluzione dover scegliere tra messa in sicurezza dei conti delle Pubbliche Amministrazioni e fallimento delle imprese, ma che è invece possibile misurarsi con la ricerca di soluzioni che evitino entrambi gli esiti negativi. Per questo avanzano la proposta di un disegno di legge, da approfondire e varare rapidamente, che nella prima parte si occupi dello stock del debito accumulato dalle PP.AA. verso le imprese (che ammonta ad una cifra compresa tra i 60 ed i 70 miliardi di Euro) e, nella seconda, assicuri un rapido recepimento alla Direttiva dell’UE. Riguardo ai contenuti del recepimento, associazioni del Taiis e sindacati di categoria rilevano da una parte un problema di sostanza (fatto di insufficienti stanziamenti e tempi “ritardati” dei trasferimenti rispetto agli impegni verso le imprese, di procedure amministrative “datate”, etc.) e dall’altro un problema di non parità contrattuale delle due parti, pubblica amministrazione e imprese, che induce queste ultime a rinunciare a rivendicare gli interessi sui ritardati pagamenti, per non “inimicarsi” il committente, con il conseguente venir meno dell’effetto deterrente della misura. In proposito, imprese e sindacati ritengono particolarmente importante che nel dispositivo di recepimento in Italia della Direttiva UE venga chiaramente confermato senza alcuna attenuazione che gli interessi maturati a favore delle imprese vengono conteggiati in modo automatico, che le clausole inique sono considerate nulle e che ogni accordo derogatorio che contenga la rinuncia agli interessi è considerato iniquo e dunque nullo.
Gli appalti: è emergenza per le pulizie nelle scuole e per gli appalti indetti dagli enti territoriali
Ma il fronte dei ritardi di pagamento non è l’unico a tenere viva la preoccupazione delle imprese di servizi e dei sindacati di categoria. C’è anche quello degli appalti, con riferimento al settore delle pulizie scolastiche, che riguarda sia gli appalti gestiti tramite lavoratori ex Lavori Socialmente Utili e sia gli appalti “storici” prima gestiti dai Comuni. Ambedue le attività rischiano tagli delle risorse con conseguente riduzione degli addetti e dei servizi di pulizia delle scuole. Una situazione che coinvolge oltre 27.000 lavoratori e diverse centinaia di imprese. C’è inoltre il fondato timore che i tagli dei trasferimenti di risorse pubbliche verso Regioni ed Enti locali possano colpire nel 2011, il mondo dell’impresa e del lavoro nel comparto dei servizi. Molte amministrazioni, per tagliare a loro volta anche contratti in corso, stanno ricorrendo allo strumento del “sesto/quinto”, per ridurre fino al 20% prestazioni già appaltate. Da qui la richiesta alle committenze pubbliche di operare con la massima responsabilità, convocando, con il massimo anticipo possibile, i soggetti interessati per illustrare la situazione e definire soluzioni condivise che possano ridurre il più possibile l’impatto negativo sui lavoratori e sulle imprese.
No ad un ritorno al massimo ribasso
Altro aspetto su cui si appunta una forte critica delle imprese di servizi e dei sindacati è la modifica alla formula di attribuzione dei punteggi dell’art. 286 del Regolamento attuativo (ancora non pubblicato) del codice dei contratti pubblici. Una modifica che riguarda gli appalti di pulizie, ma che costituisce un precedente pericolosissimo per le procedure di gara per tutte le attività; di fatto, i punteggi sulla parte economica nella procedura dell’offerta economica più vantaggiosa sono ricondotti allo scarto tra gli sconti sulla base d’asta anziché tra i corrispettivi offerti. In tal modo la procedura diventa di fatto al massimo ribasso, essendo impossibile recuperare il gap con il punteggio della parte tecnica. Se il Regolamento verrà pubblicato con questa formula, imprese di servizi e sindacati agiranno per contrastare la disposizione e per chiederne rapidamente la correzione.
Tracciabilità dei flussi finanziari: scarsa qualità della stesura legislativa delle disposizioni in materia
Infine, le associazioni del Taiis, pur del tutto concordi con le finalità del Piano Antimafia, denunciano la scarsa qualità della stesura legislativa delle disposizioni in materia di tracciabilità dei flussi finanziari; scarsa qualità che, secondo le imprese, viene risolta solo in parte dal provvedimento ora all’esame dei due rami del Parlamento per la conversione definitiva.
Sintesi di alcuni interventi
Un’illustrazione articolata del testo, approvato il 20 ottobre scorso a Strasburgo, che modifica i regolamenti in materia di ritardi di pagamento contenuti nella precedente Direttiva 2000 /35, è stata fatta dalla dottoressa Idaira Robayna-Alfonso, intervenuta in rappresentanza della DG Imprese e Industria della Commissione europea. Riguardo ai tempi di applicazione, la dottoressa Alfonso ha precisato che il testo sarà pubblicato nella GU della UE entro il primo semestre del 2011, presumibilmente nel mese di aprile 2011, e che, a decorrere dalla data di pubblicazione, i Paesi membri avranno 24 mesi di tempo per adeguare la propria normativa alla Direttiva europea. “Auspichiamo, tuttavia” -ha aggiunto- “che la procedura di recepimento sia molto più breve e, a questo fine, intendiamo offrire ampia collaborazione e supporto ai singoli Stati”. La rappresentante della DG impresa ha sottolineato come l’intento del legislatore europeo sia stato rivolto a tutelare le piccole e medie imprese per le quali il fenomeno, diffuso e in alcuni casi particolarmente grave, dei ritardi di pagamento ha effetti devastanti in quanto si tratta di imprese che per la loro dimensione sono fortemente esposte alla variazione dei flussi finanziari, possono contare su un numero limitato di committenti e presentano alta intensità di lavoro. Per queste valutazioni si sono previsti termini di scadenza nei pagamenti che vanno da 30 giorni fino ad un massimo di 60, e si sono stabiliti tassi di interesse di mora non inferiori all’8% cui si aggiunge un risarcimento delle spese di recupero. Nello stesso tempo, nel testo approvato dal Parlamento europeo, come ha rilevato Idaira Alfonso, si punta ad una maggiore trasparenza nella formulazione dei contratti e nei flussi finanziari e a dare impulso ad un aggiornamento della gestione degli appalti da parte delle Pubbliche amministrazioni.
Francesco De Angelis, Relatore in Commissione Industria dell’Europarlamento, si è soffermato sugli aspetti di metodo dell’approvazione della Direttiva, auspicandone una rapido recepimento. “Il mio invito rivolto al Governo”, -spiega- “è di trovare soluzioni condivise tempestivamente, il rischio è il fallimento della Piccola e Media Impresa che rappresenta il tessuto economico e produttivo dell’Italia”. “Il lavoro di concertazione e sollecito da parte delle Associazioni di rappresentanza riunite al tavolo, -ha aggiunto De Angelis- “contribuisce a rendere il provvedimento vicino alle reali esigenze ed a ridurne così gli impatti futuri essendo costruito dal basso, ed aggiungendo in questo modo valore sostanziale alle proposte”.
Le conseguenze del Patto di Stabilità sono state evidenziate da Roberto Reggi, Vicepresidente ANCI Associazione Comuni Italiani. “Gli Enti Locali subiscono la pressione dell’obbligata riduzione del debito”-analizza Reggi- “questo induce a contrarre le risorse da trasferire ai Comuni che sono l’ultimo anello della catena in debito con le imprese ed in credito con il Governo per il patto di stabilità”. “La proposta”-sottolinea- “è di recuperare l’autonomia fiscale e sbloccare i fondi residui, consentendo l’operazione di compensazione debito credito, rivedendo quindi il Patto di Stabilità sui livelli di Governo superiori maggiormente responsabili del debito pubblico, e recependo la direttiva senza incorrere nelle sanzioni”.
Una visione generale del problema, delle sue complesse implicazioni sotto il profilo del sistema economico, è stata offerta nella relazione del Prof. Giorgio Macciotta che ha illustrato le risultanze del rapporto di ricerca redatto dalla Fondazine Astrid sui ritardi di pagamento e ha proposto elementi di riflessione sulle ipotesi di disegno di legge di attuazione e di recepimento della Direttiva comunitaria. L’emersione del debito sommerso da parte della pubblica amministrazione verso le PMI, stimato attorno a 5 punti di PIL, non può non suscitare preoccupazioni in un Pese qual è l’Italia che registra un debito Pubblico stimato attorno al 18 punti di PIL. D’altronde è necessario seguire la strada indicata dalla UE per diverse ragioni. Fra queste, non ultima, la preoccupazione che altrimenti, soffocando le imprese sane si darebbe spazio ad una imprenditoria collusa con organizzazioni malavitose che dispongono di grande liquidità da riciclare e non sono pressate dal bisogno del recupero crediti. Di conseguenza, ha osservato in estrema sintesi il professor Macciotta, la soluzione del problema è possibile solo nel quadro di un ripensamento complessivo dei parametri di stabilità europei e nel contempo di adozione di un piano di riassetto del debito pubblico di più lungo periodo. Tutto ciò è possibile solo se accompagnato però dall’adozione e dal rigoroso rispetto delle regole.
fonte: Legacoop