UNA CER IN FORMA COOPERATIVA GRANDE QUANTO TUTTO IL BIODISTRETTO

E’ nata la Comunità energetica rinnovabile in forma cooperativa Amerina Forre. Riunisce gli imprenditori agricoli che si occupano di biologico, ed è aperta a cittadini, enti e altre pmi, in 13 Comuni che fanno parte dell’omonimo biodistretto (Civita Castellana, Castel Sant’Elia, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vasanello, Calcata, Vignanello, Vallerano e Canepina).

“Stiamo lavorando a 13 progetti di cui la maggior parte basata sul fotovoltaico ma uno comprende anche l’idroelettrico: da questo punto di vista il nostro territorio è molto interessante dal momento che siamo attraversati da canyon che portano l’acqua fino al bacino del Tevere” ci spiega Andrea Ferrante, presidente della neocostituita cooperativa. Il fotovoltaico rappresenta, allo stato attuale, l’investimento principale.

“Occuperemo superfici rigorosamente già antropizzate, approfittando dell’incredibile patrimonio di tetti bene esposti che abbiamo” specifica. E’ solo l’inizio di un lungo percorso che è segnato da una profonda visione di sostenibilità ambientale.

“Per noi è fondamentale sapere che potremo decidere a quale modello energetico potremo fare riferimento: il nostro territorio è al momento sconvolto dalla possibilità che lo Stato scelga di creare un deposito nazionale delle scorie nucleari qui – spiega-. Per questo la forma cooperativa è per noi importante: nel nostro biodistretto abbiamo un potenziale di 70mila abitanti da coinvolgere per raggiungere l’autonomia e l’indipendenza energetica”.

Fondata da poco con il supporto di Legacoop Lazio, la cooperativa viterbese è nata dalla lungimiranza degli imprenditori agricoli che producono biologico all’interno del biodistretto. Quest’ultimo ha forma di fondazione di partecipazione, che consente sia a enti pubblici che privati di collaborare.

“Quello verso la Cer in forma cooperativa è un percorso lungo, nato 4 anni fa, perché il quadro legislativo di riferimento è stato partorito molto lentamente e quindi solo l’anno scorso abbiamo finalmente avuto una definizione chiara” commenta il presidente della cooperativa.

La Corte dei Conti ha da tempo fatto chiarezza sull’impossibilità dei Comuni di diventare soci in maniera diretta, se non su esplicita autorizzazione, ma attraverso la presenza della Fondazione dei biodistretti è possibile facilitare la partecipazione dei Comuni senza che questi facciano il loro ingresso formale in maniera diretta, nel rispetto di quanto previsto dalla Corte dei Conti. La Fondazione, inoltre, potrà finanziare le operazioni. E per aumentare le potenzialità del progetto, si ricorrerà all’equity crowdfunding.

Dopo un lungo percorso durante il quale ci siamo interrogati su quale fosse  la migliore forma organizzativa , abbiamo deciso di fare una CER di area vasta per tutto il territorio del biodistretto, che comprende 9 cabine primarie e quindi 9 contabilità separate.    La Cooperativa fondata un mese ha fra i suoi  soci  Fondazione del Biodistretto e e  a sua volta la Cer sarà socia della Fondazione a testimonianza che l’azione della CER Amerina Forre rientra appieno nel più generale programma di sviluppo territoriale promosso dal Biodistretto”.

Una struttura giuridica complessa, per la redazione del cui statuto è stato indispensabile il ricorso al sostegno di Legacoop Lazio, e che consente ora finalmente di poggiare le fondamenta di una grande Cer su basi solide. “Quando devi patrimonializzare la forma giuridica cooperativa è molto più forte di quella associativa e avere una forma con una personalità giuridica molto più stabile rispetto all’associazione è assolutamente vantaggioso – aggiunge-. Chiaramente, però, richiede una organizzazione superiore e anche più trasparenza”. Un percorso che sarà faticoso ma l’obiettivo è ambizioso.

“Noi vogliamo dare ai cittadini la piena partecipazione e creare un sistema energetico stabile, sicuro nel tempo e autonomo da elementi esterni che possono portare a aumenti dei prezzi non controllati” chiarisce. “I vantaggi economici di certo non sono giganteschi ma è fondamentale aderire a questa visione spinti da una motivazione culturale” racconta. E in merito alle criticità, invece, aggiunge: “per noi che viviamo nel mondo rurale il tallone di Achille è costituito dai costi di connessione. Ecco, su questo bisogna procedere a un cambio radicale perché il distributore locale non può far ricadere sulla singola attività economica i costi di connessione che in campagna rendono non economicamente fattibile la costruzione dell’impianto. I costi di connessione sono in capo alla singola azienda: poi il distributore li recupera negli anni e quindi ci fa un doppio guadagno quindi questa cosa va rivista subito”. E conclude: “Noi siamo agricoltori biologici e quanto vogliamo dimostrare è che la transizione ecologica è fattibile, porta a redditività agricola e porta benefici alla collettività. Le nostre falde saranno pulite e non inquinate e ciò avrà effetti benefici su tutti perché chi mangia bene avrà meno necessità di essere ospedalizzato”.