Stefano Venditti, consigliere dimissionario dalla Fiera di Roma srl, ha reso noto in una dichiarazione le motivazioni che l’hanno portato a questa decisione
Roma, 21 febbraio 2013 – “Non pensavo di dovere rendere pubbliche le ragioni delle mie dimissioni – afferma Stefano Venditti – ma dopo le indiscrezioni della stampa mi corre l’obbligo esplicitarle così come ho fatto nel CDA lunedì mattina”.
“La premessa (ed è la prima ragione): sono stato in disaccordo con il Presidente Mannocchi e una parte del CDA su tutta la vicenda relativa alla costituzione della società tra Eur Congressi e Fiera di Roma sul tema del turismo congressuale a Roma. Si è perso tutto il 2012 dietro la costituzione di questa società e oggi scopriamo che per tutto il 2013 Eur Spa chiede di sospendere l’accordo strategico e i patti parasociali. Cioè non se ne fa più niente! A cosa era dovuta la fretta di fare una società senza un piano industriale? Senza una ipotesi concreta di Lavoro? Ma lo scenario del settore congressuale non era già in grande cambiamento nel II semestre 2012?
A queste mie domande – prosegue Venditti – non c’è mai stata una convincente e seria risposta; nel frattempo il mercato congressuale di Fiera di Roma è sparito, nessuno ne parla più! La seconda ragione è che Fiera di Roma ha bisogno di un riposizionamento strategico urgentissimo rispetto ad un mercato fieristico in crisi. Un riposizionamento strategico che centri la sua attività nel mercato fieristico globale e sia tenuto al riparo da “pressioni politiche e ingerenze di altra natura”. Ci sono soci ( leggasi Roma Capitale) che non partecipano al ripianamento delle perdite e però esprimono l’AD di investimenti e “pensano di dare la linea alla società”! Faccio notare che sono passati 5 anni senza che Roma Capitale abbia provveduto alla valorizzazione della vecchia fiera sulla Colombo.
Il riposizionamento strategico ha bisogno di una visione nuova che non ho rintracciato nel CDA attuale. Serve un capo azienda competente, cioè un Direttore Generale che faccia funzionare Fiera di Roma e che risponda alla proprietà e solo ad essa. Non sono d’accordo con chi sostiene che per la Fiera di Roma vada bene un amministratore unico! Non ci sto a passare l’idea che c’era un CDA paralizzante o paralizzato!
La terza ragione – conclude Venditti – risiede nel fatto che in due anni ancora non siamo riusciti a chiudere le società sottostanti a Fiera di Roma, società che perdono centinaia di migliaia di euro e non hanno nessun valore strategico! Alla fine ripercorrendo i due anni di presenza all’interno del CDA di Fiera di Roma ho tratto la conclusione che sulla vicenda non si sono mai sopiti i tentativi di venderla a qualcuno dopo averne “svalutato l’asset”! Giungono notizie in queste ore di una particolare attenzione da parte di operatori (chi siano o cosa siano nessuno lo sa, ma intanto si dice!!!!!) ad acquisire le attività di FdR . Se FdR deve essere ceduta si attivi una procedura di evidenza pubblica , la Fiera di Roma non può essere un affare tra privati. Le mie dimissioni dal Cda vogliono segnare la necessità di avviare con urgenza una nuova fase nella governance della fiera , e soprattutto si comprenda che non è più il tempo di aggiustare la fiera con il “cacciavite” se il mondo intorno ad essa è cambiato!”